Dopo la messinscena di Tattoo, il Teatro Stabile dell’Umbria realizza, nell’ambito del Progetto Spettacolo Umbria, un’altra mise en espace, con protagonisti gli attori del Centro Universitario Teatrale.
Venerdì 28 novembre, alle 21, al Teatro Morlacchi di Perugia, con replica venerdì 19 dicembre, alle 21 al Teatro San Carlo di Foligno è la volta de L’equivalente della verità di Fausto Gentili, a cura di Sergio Ragni, con Valerio Amoruso, Stefano Cristofani, Francesca Aiello, Claudio Bellanti, Francesco Domenico D’Auria, Caroline Baglioni.
Si tratta di una ricostruzione appassionata di un giallo politico ambientato negli anni ’50, Fausto Gentili, impegnato da tempo nelle iniziative promosse da “L’officina della memoria” di Foligno, alla sua prima esperienza come autore teatrale ha subito vinto con questo testo il prestigioso premio Ugo Betti. Questa la motivazione della giuria: “Con consapevolezza delle diverse funzioni del testo teatrale, sperimentando attorno ai limiti della drammaturgia odierna, l'autore usa il genere noir per raccontare un delitto politico dei tempi della guerra fredda, ambientandolo in una provincia italiana archetipica. Assunto il canone narrativo del monologo raddoppiandolo e scomponendolo, apre una efficace possibilità nell'ottica di un teatro postdrammatico.”
“Sarà magari per buoni motivi, non tutti privati, se mi è venuta la voglia di raccontare gli anni Cinquanta – dice l’autore - Forse perché è in essi che la repubblica muove i primi passi, e subito inciampa in qualcosa di opaco che, da Salvatore Giuliano a Gaspare Pisciotta fino ad Enrico Mattei, si prolungherà fino a noi, nei cento misteri d’Italia con cui ci siamo rassegnati a convivere. Oppure perché lì prende forma, e insieme comincia a disfarsi, quello cha Pasolini chiamava “il profondo / e ingenuo sforzo di rifare la vita”: una certa idea dell’Italia (la dignità del lavoro, il valore dell’agire collettivo) da cui si vorrebbe che ad ogni costo, e dolorosamente, ci decidessimo a separarci. O perché, infine, fu in quegli anni che mettemmo a punto, nelle sale parrocchiali con annesso cineforum, nel buio affumicato delle seconde e terze visioni o anche sulle pagine degli scrittori americani o del primo Calvino, gli strumenti ottici con cui avremmo poi, a lungo e ancora oggi, continuato a guardare il mondo, con la curiosità necessaria, cercando in esso una traccia, un segnale, un salvacondotto.”
Sergio Ragni che cura la realizzazione dello spettacolo ci spiega che “L’equivalente della verità è ideale per la formula ‘mise en espace’, cioè per una rappresentazione che potremmo definire astratta, o anche radicalmente brechtiana. Non ci sono infatti scene e costumi, i copioni sono su dei leggii, però gli attori non si limitano a leggere, ma ‘recitano’ i loro personaggi, e c’è anche l’impiego di alcuni accessori, musica, luci e, in questo caso, proiezioni. Ma questa formula, per essere teatralmente efficace, richiede un testo che abbia valore in sé, che non abbia cioè bisogno di un grande apparato spettacolare per funzionare, e quello di Fausto Gentili, risponde in pieno a questo requisito, grazie certo alla struttura da ‘giallo’, ma soprattutto al livello della sua scrittura.”
L’ingresso è libero.